1. Cosa succede durante un colloquio psicologico? Cosa devo aspettarmi?
Spesso si pensa che rivolgersi ad uno psicologo sia come andare dal medico: quando arriviamo gli raccontiamo punto per punto tutti i sintomi, il dottore arriva a formulare una diagnosi e ci prescrive una medicina che nel giro di pochi giorni, come una magia, toglierà il malessere o il sintomo. Allo stesso modo, ingenuamente le persone che si rivolgono allo psicologo si aspettano che al posto del farmaco il professionista fornisca qualcosa: consigli, suggerimenti, massime di vita, ecc. È vero che la “cura” della consulenza psicologica risiede nelle parole, tuttavia la persona non può essere passiva nel percorso intrapreso ed attendersi che sia esclusivamente il professionista a risolvere i problemi. La persona stessa è il massimo esperto del suo problema, in quanto lo vive sulla sua pelle e ne sperimenta le conseguenze. È necessario dunque che fornisca una finestra sulla situazione e che sia disposto a cambiare prospettiva e visuale sul panorama circostante.
2. "Dottoressa, ma come cura visto che non prescrive farmaci?"
Ascoltando e osservando il cliente, lo psicologo può recepire informazioni sui suoi modelli comportamentali e comunicativi, che probabilmente rivestono un ruolo importante nel mantenimento del problema. L’obiettivo dello psicologo è quello di aiutare il cliente a spostarsi da questi modelli verso stili comportamentali più produttivi e meno problematici.
L’atteggiamento con cui lo psicologo si rapporta alle informazioni tratte dal colloquio psicologico è quello di colui che raccoglie elementi ora, per una selezione futura di quali aspetti trattare. La fase di descrizione del cliente non è una fase in cui si cerca di cambiarlo. Solo dopo aver un quadro ben definito delle parti del “tutto”, si può pensare a come intervenire su ciascuna.
La descrizione dei vissuti del cliente si completa con le informazioni sulle sue convinzioni, sui valori, sui pregiudizi e sul suo modo di pensare e organizzare i fatti provenienti dall’ambiente caotico che lo circonda.
3. Quanto tempo dura una seduta? Ce la farò a raccontare tutto?
La durata di un colloquio dipende da vari fattori. Generalmente definisco la durata in base alle esigenze della persona e agli obiettivi della seduta.
Tendenzialmente i colloqui durano da 45 minuti ad un’ora, ma, se ritengo che il lavoro con la persona sia stato già sufficientemente proficuo in un tempo inferiore o che sia necessario un tempo superiore per delineare meglio certi argomenti o raggiungere determinati punti chiave, la durata può variare. Qualsiasi variazione è soggetta a una valutazione dello psicologo in base ad un lavoro per obiettivi che si avvale di metodi e strumenti validati.
Dunque, non preoccupatevi dell’orologio!
4. Il costo della consulenza è detraibile fiscalmente?
Lo psicologo è obbligato a rilasciare, dopo ogni seduta, la documentazione fiscale del pagamento (fattura/ricevuta). La consulenza psicologica è una spesa sanitaria, così come tutte le altre spese di tipo medico, pertanto è detraibile dalle imposte. Questo vale per tutti i tipi di consulenze, i colloqui di sostegno, le diagnosi finalizzate all’ottenimento della patente di guida, delle pensioni d’invalidità e del porto d’armi e qualsiasi intervento mirato al cambiamento dei singoli e dei gruppi.
5. Dottoressa non mi dà i compiti da fare a casa?
Spesso i clienti si aspettano di avere i compiti da svolgere a casa. Ricordo persone che dopo 5 minuti di colloquio hanno estratto dalla borsa una penna e un quadernone, pronti a scrivere il manuale di istruzioni per il cambiamento.
Spesso anch’io chiedo alla persona di fare delle cose a casa tra una seduta e l’altra. Questa è una metodologia consolidata che può avere scopi differenti, dall’introdurre piccoli cambiamenti nella vita quotidiana al raccogliere informazioni nel contesto problematico che la persona non pensa siano rilevanti per il trattamento.
Non tutti gli psicologi però danno compiti a casa; e soprattutto non tutti gli psicologi danno compiti a casa a tutti i clienti! Anche qui, l’approccio dipende dalla persona che chiede consulenza e dall’esigenza sottostante, dunque dalla valutazione della situazione da parte del professionista.
6. Quali sono gli obblighi di uno psicologo?
Innanzitutto lo psicologo è tenuto a far firmare al cliente una dichiarazione di autorizzazione al trattamento dei dati personali sia generici sia sensibili e rilasciarne copia previa richiesta, rispettando in questo modo la normativa sulla Privacy.
Un altro obbligo dello psicologo consiste nel rispetto del Segreto Professionale e di tutte le norme deontologiche descritte nel Codice Deontologico degli Psicologi, pena sanzione disciplinare. Pertanto non può essere veritiera la preoccupazione che le cose raccontate allo psicologo arrivino alle orecchie di amici, parenti e familiari, neppure se il professionista in questione li conosce.
Allo stesso modo lo psicologo non può intrattenere relazioni intime (amicali, parentali, sentimentali o sessuali) con il paziente, questo per evitare che il suo lavoro sia influenzato da scopi, interessi, emozioni o motivazioni personali.